venerdì 6 aprile 2012

ANPI e TAV: analisi e proposte


Avevo scritto nell'ultimo post su questo sito che non ci sarebbero più stati riferimenti alla vicenda del TAV, ma devo rivedere quella conclusione a causa degli ultimi avvenimenti sia di livello nazionale che di livello locale (uno per tutti l'ultima esternazione di Perino che è riuscito a dare dei “fascisti” ai partigiani) e per il sollecito di alcuni iscritti che mi hanno fatto pervenire i loro pareri, senza doppie finalità, sottolineando che la vicenda non poteva essere liquidata troppo velocemente.
Ho sbagliato e quindi faccio ammenda proponendo una mia personale visione in merito all'ANPI e il TAV.

Penso che le vicende storiche non siano qui da approfondire, basta andare in un archivio di qualsiasi giornale online o googlare “TAV” per poter scorrere migliaia di notizie riguardanti il treno ad alta velocità, quindi tralascio il contesto storico dandolo per assodato, ne farò solo qualche accenno nell'analisi seguente.

Per cominciare definiamo cos'è l'ANPI: come da Statuto, è un'associazione politica a-partitica che si ispira agli alti valori della Resistenza e della Costituzione, che si fa carico di trasmettere la Memoria della Resistenza alle nuove generazione, di difendere i valori della Resistenza, di difendere i diritti fondamentali dell'uomo e i diritti sanciti dalla nostra Costituzione e di promuovere la loro piena applicazione.

Definiamo poi le accuse mosse all'ANPI e in particolare a Smuraglia: non aver preso una posizione netta in merito al TAV, aver emanato comunicati senza aver preventivamente consultato gli organi dell'ANPI locale, tradire il proprio Statuto non difendendo i diritti di chi si autodefinisce “nuovo partigiano”.

Per facilitare l'analisi scomponiamo le accuse e affrontiamole una alla volta:


  1. “Non aver preso una posizione netta in merito al TAV”: la critica che viene mossa all'ANPI è che, essendo un'associazione politica, ha il diritto/dovere di pronunciarsi in merito all'ordine del giorno dell'agenda politica e quindi deve dare un suo parere sulla TAV.
    Scindiamo ancora:
    1. Si vuole affermare che l'ANPI si debba pronunciare con un parere (tecnico?) sull'opera in sé?
      A questa critica si può rispondere che l'ANPI non può dare un parere sul contenuto di un'opera pubblica, innanzi tutto perchè stiamo esulando dal suo Statuto, in secondo luogo perchè non ha le competenze tecniche per dare un parere che possa essere preso in considerazione e terzo, ma non da ultimo, se si facesse uno strappo allo Statuto e si trovasse in un qualche modo la possibilità di dare un parere plausibile dal punto di vista tecnico ne scaturirebbe una posizione ANPI sulla TAV (favorevole o contraria) che sarebbe immediatamente strumentalizzata: e l'ANPI non è un marchio o una medaglietta o una bandiera da sventolare per dar maggior valore alle proprie posizioni, non siamo uno sponsor.
    2. Si vuole affermare che, nella lotta ad alta tensione che infiamma la Valle da anni, l'ANPI si debba schierare con chi è pro o chi è contro la TAV?
      Torniamo alla definizione iniziale: associazione a-partitica che si ispira ai valori della Resistenza e della Costituzione. Valori che non sono rispettati né da chi è contro la TAV né da chi ne è a favore. Da un lato: come si può parlare di rispetto dei diritti degli altri quando si bloccano le strade provinciali e l'autostrada? Come si può parlare di rispetto del suolo pubblico quando si imbrattano i muri di Torino durante le manifestazioni? Come si può parlare di rispetto per la persona altrui quando si lanciano pietre e petardi contro lavoratori e poliziotti? Come si può parlare di ideali di democrazia e libertà mentre si insulta chi sta facendo il proprio dovere?
      Dall'altro: come si può parlare di democrazia e di rispetto dei diritti dei cittadini se si procede ad espropri senza (a quanto pare) seguire le procedure ordinarie? Come si può parlare di rispetto del diritto a vivere in un ambiente sano se si vogliono forare montagne e costruire gallerie senza definire dove verranno sversati i milioni di metri cubi di terra che verranno estratti? Che ne è del rispetto dell'ambiente e del patrimonio paesaggistico?
      Come si può parlare di ricadute positive sul trasporto delle merci e dei passeggeri, se le vie ferrate attualmente esistenti sono poco e male utilizzate?
      L'ANPI dovrebbe davvero prendere una posizione a favore di una rispetto all'altra parte? E come mai potrebbe? In entrambi i casi andrebbe contro il suo Statuto e contro i suoi valori!
      L'unica posizione che l'ANPI può prendere è quella di condanna di entrambe le parti, nel momento in cui vanno contro gli ideali che l'associazione vuole difendere. Questa è una vera posizione, questa è vera autonomia, questo è non essere una bandiera ma essere un'associazione!
  2. La seconda critica è quella di “aver emanato comunicati senza aver preventivamente consultato gli organi dell'ANPI locale” ed è rivolta in particolare a Smuraglia: se questo è veramente avvenuto, se Smuraglia non si è premurato di trovare una soluzione per lo meno ragionata sulle istanze che provenivano dalle Sezioni interessate, allora non c'è difesa d'ufficio che possa reggere e l'errore è grave: un'associazione che promuove la democrazia non può non avere democrazia al suo interno. Quello che posso dire per “giustificare” in parte l'errore è che sicuramente il momento di tensione non giova a posizioni ragionate e discusse fino in fondo e che la situazione si è evoluta in maniera precipitosa, e la fretta è un altro aspetto che non giova alla ragionevolezza e alla discussione.
  3. La terza critica è quella di “tradire il proprio Statuto non prendendo posizione a favore di chi si autodefinisce -nuovo partigiano-”: questa è forse la critica più artificiosa e irrispettosa, per me davvero difficile da comprendere.
    I Partigiani difesero il loro territorio da un occupante straniero (aiutato da un “occupante” italiano, che prima di arrendersi aveva deciso di dare il peggio di sé) che sterminava interi paesi, senza fare distinzioni di età e di sesso, che torturava, incarcerava, impiccava e fucilava chi aveva l'ardire di protestare, o ancora più semplicemente, aveva la pelle del colore sbagliato, una religione sbagliata, un'idea sessuale sbagliata o una forma fisica e mentale sbagliate.
    I Partigiani dovevano combattere perchè non potevano manifestare: non esisteva il diritto di esprimersi liberamente.
    I Partigiani soffrivano la fame, il freddo e ad ogni alba non sapevano se avrebbero rivisto il tramonto.
    I Partigiani non potevano permettersi di appoggiarsi ad un guardrail e dileggiare un nazifascista chiamandolo pecorella e chiedendogli se la maschera la usava anche per baciare la fidanzata, per non contagiarla.
    I Partigiani facevano graffiti sui muri, si, ma quelli delle celle delle prigioni: magari per salutare la famiglia prima di morire.
    I No-Tav combattono contro un treno: costoso, con un impatto ambientale ancora tutto da verificare, ma fortunatamente ci si ferma qui.
    I No-Tav manifestano da anni, perchè qualcuno è morto per dargli la possibilità di farlo: esiste il diritto di esprimersi liberamente, sancito dalla Costituzione; in Siria, in Libia e in tanti altri Paesi la risposta dello Stato è il fuoco di artiglieria.
    I No-Tav non soffrono la fame e il freddo, perchè i loro famigliari possono portargli cibo e vestiti anche quando i presidi sono notturni, senza chiedersi se poi potranno tornare a casa vivi.
    Le frange più violente e anarchiche possono permettersi di schernire i poliziotti, lanciare pietre e petardi e di imbrattare mezza Torino, nessuno li fucilerà per questo.
    Tentare di fregiarsi del titolo di “partigiano” non è solo assurdo, ma è una totale mancanza di rispetto verso chi partigiano lo è stato davvero, e magari è morto per esserlo stato.

Non voglio però concludere questa mia analisi senza proporre qualcosa di costruttivo, qualcosa che possa rientrare nello spirito dell'ANPI: ferma la condanna di tutti i comportamenti violenti o illegittimi o non razionali descritti sopra, l'associazione deve utilizzare tutti i suoi mezzi per far riprendere il dialogo tra le due parti avverse, far calare la tensione in Valle e fare in modo di giungere ad una soluzione che possa andare incontro il più possibile alle diverse esigenze.
Ecco dove deve schierarsi l'ANPI: dalla parte del dialogo, della concertazione, della soluzione condivisa.
Questa è la mia analisi e la mia proposta, sono un semplice Coordinatore e in questo momento rappresento il mio pensiero e niente più: il mio obbiettivo è dialogare e discutere con civiltà, e spero vivamente riuscire in questo intento.


Il Coordinatore 
Fabio Lamon


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